Commento: qualche anno fa il mondo del blues veniva sconvolto dall'avvento di una serie di chitarristi giovanissimi, dotati di abilità supersonica, feeling triste e voce cavernosa come quella di un alcolizzato settantenne. Johnny era uno di loro: emerse appena quattordicenne come il più credibile successore di B.B. King e Muddy Waters, lasciando tutti attoniti riguardo alla sua completa padronanza di un linguaggio musicale così scomodo da vivere in quanto teenager. E' inutile nascondersi che il nostro eroe non è poi cresciuto bene, non ritrovando più quell'ispirazione che aveva fatto allora gridare al miracolo. Adesso, ormai abbondantemente trentenne, Johnny Lang torna con un lavoro dal vivo finalmente convincente in cui riesce a mischiare con successo blues e soul (semplicemente strepitosa la lunga cover di I Am di Prince).
Lode dunque a questo chitarrista biondo che si era perso ed ha invece saputo ritrovarsi. Assomiglia a: Robert Cray, Kenny Wayne Sheperd Dove ascoltarlo: come colonna sonora alternativa del film The Blues Brothers.
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